Atlante geopolitico del Mediterraneo 2023 by Francesco Anghelone & Andrea Ungari

Atlante geopolitico del Mediterraneo 2023 by Francesco Anghelone & Andrea Ungari

autore:Francesco Anghelone & Andrea Ungari [Anghelone, Francesco & Ungari, Andrea]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Bordeaux
pubblicato: 2023-05-05T10:19:07+00:00


ISRAELE OGGI

Diego Pagliarulo

POLITICA INTERNA

Diversamente da molti altri paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, Israele ha una solida tradizione di governo rappresentativo (che affonda le radici nella fase pre-indipendenza e più in generale nella tradizione culturale ebraica), istituzioni democratiche solide e trasparenti, una netta separazione fra i poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, e una valida cornice di tutela dei diritti civili. La democrazia israeliana non è tuttavia esente da difetti, carenze o aspetti decisamente controversi, dovuti per la maggior parte allo stato di conflitto in cui il paese si è trovato fin dall’indipendenza nel 1948 e all’irrisolta questione legata alla necessità di garantire uno Stato al popolo palestinese.

Negli ultimi due anni, Israele ha attraversato una fase di notevole turbolenza politica. La frammentazione e un certo livello di instabilità fanno in effetti parte dell’architettura istituzionale che caratterizza il sistema politico del paese e sono coerenti con una tendenza che si è accentuata negli ultimi quattro decenni. Il sistema elettorale israeliano – nato come soluzione provvisoria ma poi divenuto una caratteristica permanente del sistema politico – può essere definito come una forma “estrema” di proporzionalismo, in quanto prevede un singolo collegio elettorale nazionale proporzionale (con una soglia di sbarramento del 3,25%) per l’assegnazione di tutti i 120 seggi che compongono il parlamento (la Knesset) e il sistema delle liste bloccate.

Il sistema politico israeliano – tradizionalmente caratterizzato da partiti di massa di sinistra e destra contrapposti su questioni socioeconomiche, come il Partito laburista e il partito conservatore Likud – ha sperimentato profondi cambiamenti negli ultimi anni. Il punto focale del dibattito si è spostato sempre di più verso questioni di sicurezza nazionale, con particolare riferimento alla prospettiva di coesistenza con la nazione palestinese, dando luogo a una nuova contrapposizione fra “colombe” – favorevoli all’attuazione della formula “land for peace” – e “falchi” – ideologicamente favorevoli al progetto di “grande Israele” a discapito dello Stato palestinese. Allo stesso tempo, sono progressivamente emersi partiti che si fondano su istanze legate all’identità etnica e religiosa. Tra questi figurano forze politiche di ispirazione religiosa ebraica – come l’alleanza Yamina guidata da Naftali Bennett o altri partiti di estrema destra – o rappresentanti la popolazione araba e musulmana di Israele – come la Lista araba unita. Nello scenario politico attuale, il sistema politico israeliano si articola dunque essenzialmente attorno a queste quattro fratture più un “centro” – occupato da formazioni come Blu e Bianco (Kahol Lavan), guidato da Benny Gantz. Per via del già citato sistema elettorale, nessuno dei partiti che formano il sistema politico del paese normalmente ottiene percentuali di consenso tali da trovarsi in una posizione dominante. Come conseguenza, i governi israeliani si fondano inevitabilmente su coalizioni fra forze politiche alquanto eterogenee.

Pur tenendo conto di queste premesse, è inevitabile notare che lo scenario politico israeliano ha recentemente vissuto una fase di instabilità preoccupante. Gli elettori israeliani sono stati chiamati alle urne per ben cinque volte nel giro di circa tre anni – nell’aprile 2019, nel settembre dello stesso anno, nel marzo 2020, nel marzo 2021 e nel novembre 2022.



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